Descrizione
Prefazione Pietro Clemente e Ferdinando Mirizzi; Appendice Rita Montinaro
La scrittura di Egidio Mileo, vincitore nel 1991 del Premio Pieve di Santo Stefano con “Il Salumificio”, non è una scrittura semplice e presenta una complessità stilistica la quale deriva anche dalle letture con cui l’autore interagisce, pur rimanendo una scrittura che concede qualcosa alla dimensione orale che spesso caratterizza la comunicazione delle vicende personali e familiari.
Mileo non è l’autore popolare che scrive con fatica un testo che gli urge strappandolo alle difficoltà della scrittura, e poi è appagato. Mileo ha un rapporto di amicizia e di confidenza con la scrittura. Si sente parte del mondo degli autori, e vorrebbe che i suoi scritti fossero sottoposti alla verifica dei lettori, fossero pubblici, perché su di essi avviene un investimento forte di natura individuale ed etica. I testi di Mileo sono poco conosciuti nella sua regione, la Basilicata, e finanche a Latronico non svolgono la funzione che scritti di tal genere dovrebbero avere: quello di esprimere un patrimonio esperienziale, acquisito e accumulato nel tempo, che dovrebbe essere condiviso tra l’autore e i membri della propria comunità.
Ecco: il senso di questo libro è quello di mettere a disposizione della comunità latronichese, e lucana in genere, testi che possano dare un senso unitario alla storia collettiva attraverso una produzione di sapere ottenuta attraverso l’oggettivazione di memorie come parte di un processo culturale che lega gli individui al proprio paese come luogo in cui si producono le identità e le si preservano dalla forza disgregatrice delle trasformazioni che il trascorrere del tempo porta inevitabilmente con sé. In questo volume abbiamo raccolto solo tre dei molti testi da lui prodotti nel tempo: Il signor Manzoni, Il derubato e Il telescriventista. Testi circoscritti e memoriali ma di una certa ampiezza narrativa.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.